La Musica? Fonte inesauribile per l’anima. Intervista al compositore Marco Giliberti

Il Maestro Marco Giliberti è un pianista e compositore con una formazione classica di livello. Ha studiato con Donatella Sollima a Palermo e con Maria Tipo presso la Scuola di Musica di Fiesole.
Giliberti esordisce con gli “Amici della Musica” all’età di 16 anni, tiene concerti da solista e in formazioni cameristiche in Italia ed all’estero (Germania, Svizzera, Cile, Pakistan, India ed Hong Kong) esibendosi nel repertorio dei grandi compositori.
Marco quando arriva la svolta?
Ho trascorso molti periodi monacali dedicati totalmente alla disciplina. La solidità della tecnica si acquisisce solo con una ferrea forza di volontà, frutto di sacrifici. É indiscusso che la musica vada studiata, praticata e approfondita bene. Ma ad un certo punto della mia carriera ho avvertito l’esigenza di toccare con mano i miei limiti nell’improvvisazione ad orecchio. La formazione accademica lasciava irrisolte alcune caratteristiche che il musicista deve avere. Ho iniziato un vero e proprio processo di de accademizzazione in cui spogliavo letteralmente il mio lavoro da tutto ciò che mi impedisse di sviluppare l’orecchio tout court.
Un cambiamento abbastanza radicale! Di sicuro non privo di difficoltà.
Esatto! È stato difficilissimo imparare a trasferire ciò che avevo musicalmente in mente nelle mani. Mi sono immerso con tutte le mie forze in questa fatica causata dall’incongruità della differenza di livelli fra mani e testa.
Ne è valsa la pena…
Ho raggiunto un grande risultato in termini di vocazione allo strumento. Ho trovato il mio modo di indagare sulla musica e ho iniziato a scrivere componimenti miei svincolandomi dalla sudditanza delle partiture.
Ti sei lasciato andare all’indagine improvvisativa.
Si. La capacità di svincolarmi dallo spartito mi ha improvvisamente allargato gli orizzonti della scrittura facendomi accedere ad una dimensione più intima e personale. Più mia.
Che rapporto hai mantenuto nei confronti della musica classica?
La classica continua a darmi un senso di ordine e pace e mi proietta in una dimensione di bellezza e consapevolezza del sublime, del bello, che nasce dalla capacità di poterne usufruire. Tuttavia sono molto orientato verso la ricerca di un’espressione spontanea del pianoforte, inteso come veicolo di un messaggio musicale minimalista, ma sempre volto a orientare la consapevolezza sulla bellezza del vivere.
Se dovessi definirti nel panorama musicale contemporaneo?
Mi inserisco nell’alveo di quello che oggi può essere definito lo stile neoclassico. Il mio minimalismo è lo stesso che si può riscontrare nel linguaggio contemporaneo di Allevi ed Einaudi. In questo senso il nostro minimalismo, pur muovendo da un approccio colto, è attuale proprio perché incontra i gusti del grande pubblico.
Io produco musica a metà fra la classica e la leggera. Sfrutto la mia tecnica, acquisita in anni di duro lavoro, superandone la rigidità e ritrovando invece una leggerezza che adesso, libero dai tabù accademici, riesco a interiorizzare anche nel mio repertorio classico.
Marco tu sei stato un grande viaggiatore. Ricordo i tuoi concerti in India e Pakistan. Cosa ti spinge a esplorare territori?
Emozionare mi emoziona. Suonare per gli altri implica forti dosi di realizzazione e soddisfazione. Il flusso musicale è rigenerante per tutti. La musica in questa fase storica di contraddizioni e conflitti è smerciata perlopiù come svago. A me interessano invece la meditazione e un ascolto profondo, spirituale.
Se dovessi definirti in poche parole?
Amo l’espressione attraverso il pianoforte, la musica è una fonte inesauribile che mi permette la riappacificazione. Quando suono lascio agire il terapeuta dell’anima che è in me. Incremento l’armonia per creare e lasciare sempre nuove impressioni capaci di toccare il cuore.
Le emozioni al piano si sviluppano autenticamente solo se la capacità artistica è forte della tecnica.
Poi metto molto entusiasmo nella scoperta della zona identitaria dei miei pezzi.
Seguo un metodo terapeutico e comunicativo che si sviluppa autonomamente in fieri.
Essere libero dall’affanno della committenza aiuta…
Mete all’orizzonte?
Questa estate si terrà la seconda edizione della rassegna Piano libero al castello di Carini, di cui sono direttore artistico per l’associazione Labirinti ideali. Parteciperanno diverse realtà associative che condividono la mia idea di espressività attraverso lo strumento del pianoforte.
Poi sarò direttore artistico del festival di Contessa Entellina e a breve intendo pubblicare l’album “Vivo ergo sum”.
Il lavoro di composizione Vivo Ergo Sum, ovvero l’Ode alla Vita di Marco Giliberti, caratterizza il concept album di uno tra i più eclettici e sperimentali musicisti siciliani. Un inno alla gioia come antidoto alla precarietà che ci sovrasta, un invito a vivere cogliendo a piene mani le emozioni che il mondo ci regala. Un itinerario ricco di risonanze mediterranee, che Marco Giliberti attraversa trascinandoci in un vero e proprio turbinio sonoro, con la tenacia del sognatore.
Rimaniamo in attesa! Grazie Marco.
Elena Beninati