Abies nebrodensis. Un siciliano vero
L’ambiente e la sua tutela sono al centro del dibattito internazionale. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescente coinvolgimento soprattutto delle nuove generazioni – la cui leader è la famosa Greta Thumberg – che con le loro azioni e proteste stanno riuscendo a sensibilizzare buona parte dell’opinione pubblica sul fenomeno del cambiamento climatico e le sue nefaste conseguenze.
L’ “effetto serra”, cioè la capacità dell’atmosfera di trattenere più o meno calore, è indispensabile per la vita sulla Terra perché senza di esso la temperatura in tutto il globo sarebbe simile a quella dei Poli (- 18° C). Il problema è che questo “strato” protettivo si è ispessito a causa dell’eccesso di emissioni di CO2 (anidride carbonica) provocate fondamentalmente dalle attività umane. Ciò è anche dovuto alle indiscriminate azioni di deforestazione e disboscamento che interessano l’intera biosfera.
Il gesto più rivoluzionario per ridurre queste emissioni sarebbe la piantumazione di alberi. Un solo albero, infatti, riesce ad assorbire circa una tonnellata di CO2 in un anno. Tanto che anche nel Protocollo di Kyoto viene riconosciuto il loro valore nella lotta al cambiamento climatico. In particolare vengono suggeriti tre tipi di intervento: riforestazione, cioè ricreare vecchi boschi, afforestazione, cioè popolare aree finora brulle, e tutela di specie endemiche di grande valore ecosistemico (biodiversità).
Con questo scopo una delle azioni attuate in Sicilia, nell’ambito del progetto LIFE – Rete Natura 2000, è il progetto “Conservazione di Abies nebrodensis e ripristino torbiere di Geraci Siculo” che interessa l’intera area delle Madonie.
L’Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei è un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Pinaceae. da “Abies –tis”, nome classico latino (Virgilio, ‘Egloghe’), derivato dalla radice sanscrita “abh” sgorgare (della resina); il termine specifico significa dei Nebrodi, in riferimento alla località di origine della specie; in passato infatti, il termine Nebrodi indicava anche l’attuale territorio delle Madonie (Schicchi et al., 2014).
Con ogni probabilità, l’Abete delle Madonie si è originato per fenomeni di speciazione da Abies alba nel corso dell’ultimo interglaciale post-wurmiano, anche se diversi studi indicano che A. nebrodensis si distingue dalle altre specie di Abies indagati e sostengono che si tratti di specie indipendente cha ha avuto origine da un ancestrale abete mediterraneo (Parducci et al., 2001).
In passato, tale specie era diffusa lungo tutta la catena montuosa della Sicilia settentrionale, mentre oggi la sua popolazione relitta è fortemente minacciata di estinzione. Le cause sono da ricercarsi negli intensi fenomeni di sfruttamento dei boschi, dai mutamenti climatici e da fenomeni di deriva genetica (effetto collo di bottiglia per eccesso di omozigoti) (Ducci et al. 1999) avvenuti nel corso degli anni. In particolare, con il riscaldamento del clima avvenuto nell’Olocene, A. nebrodensis si è definitivamente isolato dalle altre specie. Attualmente il popolamento è costituito da pochi individui distribuiti discontinuamente nell’ambito della fascia altimetrica compresa tra 1.400 e 1.600 m s.l.m., tra il Vallone Madonna degli Angeli, Monte Scalone, Monte dei Pini e Monte Cavallo, nel territorio del Comune di Polizzi Generosa (Schicchi, 2005).
È una delle specie endemiche di maggiore interesse sia per dal punto di vista epiontologico, sia per le sue potenzialità in ambito forestale, sia dal punto di vista botanico come specie relitta. L’A. nebrodensis, infatti, è stata inserita nella Lista Rossa IUNC (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come specie in pericolo critico di estinzione, “Critically Endangered (CR)” e rientra tra le 50 specie botaniche più minacciate dell’area mediterranea.
La conservazione di tale specie risulta, pertanto, di primaria importanza nelle azioni di salvaguardia dell’ambiente, tanto che nel 1984 la Regione Sicilia ha istituito una Riserva Naturale a tutela di questa specie.
Nell’ambito del progetto, sono stati effettuati una serie di interventi finalizzati al recupero di Abies nebrodensis. In particolare è stata effettuata la riforestazione di una superficie di circa 20 ha mediante messa a dimore di 300-400 piante/ha nei siti in prossimità dell’area d’indigenato e in altri contesti idonei del Parco. Le piante da mettere a dimora sono state ottenute nel vivaio forestale di Piano Noce (Polizzi Generosa) durante il Progetto Life degli anni precedenti e quelle che sono state prodotte durante l’attuazione del presente progetto.
Questo albero, l’abete più raro al mondo e divenuto simbolo della Sicilia, era molto diffuso anticamente tanto che il suo legname rappresentava un’importante fonte di commercio per le popolazioni montane della Sicilia settentrionale, soprattutto durante la dominazione greca, tanto che la città di Halaesa Arconidea, posta a pochi chilometri della odierna Tusa (ME), coniò una moneta con l’immagine inconfondibile di questo slanciato albero.
Aspettando che il siculo Abies torni al suo antico splendore, non rimaniamo inerti. Partecipa anche tu alla “Ri-voluzione” gentile: Pianta Alberi!
Noemi Cecere