Sicilia 2023: cibo, cultura, paesaggio, la ricetta vincente
“Sicilia, tutto il resto è in ombra”, diceva il claim di una campagna di promozione di qualche anno fa, affidata dalla Regione Sicilia alla importante agenzia di comunicazione “Saatchi e Saatchi”. Eppure, nonostante le enormi potenzialità, molte di queste non sono state utilizzate a dovere. Anzi. Spesso all’ombra è rimasto un paesaggio bellissimo, distese di agrumi, ulivi, montagne, borghi, campagne meravigliose, prive di servizi basilari, illuminazione, con strade fatiscenti e pericolose, al limite della percorribilità, a volte persino interrotte (un semplice cartello ne indica il pericolo), ma accessibili a chiunque.
Eppure tante sono state le citazioni d’amore di personaggi famosi per la Sicilia che si possono ricordare. Quella di Johann Wolfgang von Goethe ad esempio: “l’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”. O quella di William Shakespeare: “Il clima è temperato, l’aria dolcissima, l’isola fertile, il tempio assai più bello di quanto se ne dica”. O, ancora, anche quella di Federico II di Svevia: “Non invidio a Dio il paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia”.
E potremmo continuare quasi all’infinito.
Ma, nonostante le grandi potenzialità, non si riesce a destagionalizzare, oltre ai luoghi, a sfruttare un clima che potrebbe essere vissuto tutto l’anno, una posizione strategica, ad impegnare le giovani intelligenze che ogni anno purtroppo vanno via (circa 20 mila), il cibo ed una cucina frutto di una cultura millenaria.
Le campagne sono state abbandonate, e con l’assenza dei contadini i territori hanno subito un lento e continuo decadimento, l’agricoltura è diventata sempre più povera e complicata, a causa anche di politiche sbagliate, eppure l’incredibile “gusto siciliano” – i discorsi sul cibo dilagano ovunque e gli chef sono diventati onnipresenti- non può che essere prodotto localmente nei nostri territori preservando così altresì il bellissimo paesaggio.
A tal proposito lo scorso dicembre è stato pubblicato sul sito dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana l’elenco definitivo dei 565 progetti ammessi al finanziamento. Oltre 76 milioni di euro, provenienti dai fondi del PNRR, per restaurare e valorizzare il patrimonio architettonico e paesaggistico rurale siciliano. La misura punta a valorizzare masserie, casali, case coloniche, stalle, mulini, frantoi o anche piccole chiese rurali che potranno così ritornare a essere presidi vivi del territorio. Elvira Amata, assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana, ha dichiarato: “una misura di recupero dell’identità dei luoghi, insomma, che costituisce la condizione minima essenziale affinché si possa avviare una politica di rilancio culturale ed economico dei territori“.
Felice Amante, 54 anni, laurea in giurisprudenza, tornato nell’isola per amore, dopo 15 anni in Francia, uno dei massimi produttori italiani di mandorle bio in Italia, ha dichiarato recentemente al quotidiano La Sicilia:
“come si può rilanciare un territorio in cui l’accesso alla bellezza – una spiaggia, la riserva naturale, una distesa di agrumi, di carrubi, il barocco, i tramonti – è precluso dalla bruttezza? Come lo spiego a chi viene da fuori? Tutto attorno è incuria, spreco, immondizia, assenza di servizi, dello Stato stesso. Se lo Stato e le istituzioni sono assenti in un momento di assoluta emergenza rifiuti, se per dare acqua alle nostre case e alle nostre terre dobbiamo sperare nella danza della pioggia, se non siamo in grado di dare serenità al turista che arriva e non trova servizi basilari non possiamo puntare sullo sviluppo turistico della nostra terra”.
Probabilmente i siciliani sanno apprezzare la bellezza ma forse non sono stati abituati a conservarla, si sono dovuti adattare a condizioni permanenti di precarietà, hanno dovuto dare necessità alle priorità di base.
A piedi, in bici, in treno, alla scoperta di nuovi itinerari enogastronomici immersi nella natura e nel bello. Bisogna ripartire dai territori, dalle comunità, dalle persone e dai sapori, che profumano più che mai di autentico. Dal turismo esperienziale, fenomeno sempre più ricercato, alla (ri)scoperta dei luoghi, delle strade del vino, dei sapori, delle tradizioni, tra storia e cultura.
Noi vogliamo sempre sperare che qualcosa finalmente cambi. Una certa cultura e mentalità. L’isola può farcela ma con infrastrutture, cura del territorio, economia circolare, meritocrazia, impegno, attenzione e recupero della sua bellezza. Basterebbe saperla custodire e cominciare a sfoggiarla, raccontarla. Il nostro primo auspicio per questo nuovo anno, luce e rinascita, tanti auguri alla Sicilia ed ai Siciliani, buon 2023!
Francesco Cicerone