Riparti-Amo e Ricostrui-Amo
Sin dalle prime notizie che lo riguardavano il nuovo coronavirus ci parve subito pericoloso e inquietante. Tuttavia, quando cominciammo a preoccuparcene senza che ciò cambiasse la nostra vita di sempre, mai avremmo pensato che in poche settimane esso avrebbe sconvolto il mondo intero, sconvolgendo la vita individuale di ciascuno, mettendo a soqquadro le strutture e le pratiche sanitarie, trasformando le megalopoli in cui ci eravamo addensati in ghetti giganteschi con le serrande abbassate e le strade vuote e con una parte crescente dei loro abitanti costretti a vivere (se non morivano) di carità e di soccorso pubblico.
Da oltre mezzo secolo le società avanzate offrono il loro modello al mondo, perché capace non soltanto di crescita, ma anche di garanzie di libertà e di eguaglianza fra i cittadini. Ed è indubbio che molto si è fatto per assicurare tanto mobilità sociale, quanto protezione sociale ai deboli, in modo da ridurre le diseguaglianze e da minimizzarne gli effetti. Ma tutto questo ormai dobbiamo avere la forza di lasciarlo alle spalle cercando di trarre dall’evento stesso quanto siano importanti certi valori come la famiglia ma non solo! Quanto sia importante il potere di un abbraccio, la vista di un sorriso che prima magari davamo per scontato. Allora è importante adesso pensare davvero ad una ripartenza in toto con nuovi visi e sorrisi, braccia per accogliere, nuovi pensieri e idee per bambini e famiglie. Non dobbiamo allora mai dimenticare che se i giovani sono i membri attivi della comunità, è l’intera società a trarne beneficio, dunque sarà importante ricominciare attraverso la compartecipazione di soggetti pubblici e privati al progetto educativo dei cittadini, cioè a dei veri e propri patti educativi tra comunità educante ed enti locali. Ma per poter portare avanti tutto ciò è importante comprendere, apprezzare e credere nell’«Altro» e nell’importanza delle relazioni, dunque: RIPARTI-AMO e RICOSTRUI-AMO.
Ri-Costruire e Ri-Partire sembrano essere i due verbi che caratterizzano il nostro presente, come se costantemente fossimo davanti a una realtà quotidiana che sollecita la nostra azione dopo un lungo tempo di “lockdown”. La condizione di stallo e di precarietà che abbiamo vissuto ha contagiato il nostro modo di essere, il nostro modo di osservare e vivere la vita e le relazioni, il nostro modo di progettare e di porre obiettivi per il futuro. Abbiamo la necessità di credere che quello che stiamo facendo porti all’uscita dal tunnel e penso che questo non solo sia auspicabile ma anche legittimo dopo un contatto prolungato con l’angoscia di morte. Ma la virtù della prudenza e il dono del discernimento pongono quesiti sul come ci stiamo organizzando per la ricostruzione e la ripartenza. Per ricostruire e ripartire dobbiamo prima fermarci e osservare come stiamo, quali valori vogliamo utilizzare per rifondare la nostra vita, quali siano le nostre priorità, quali relazioni vogliamo portare avanti e quali richiedono una “potatura”. La cura vera è propria consiste proprio nel riprendere il senso sia di significato che di contenuto della parola RELAZIONE. “Le persone umane hanno bisogno di relazioni come dell’aria e del pane – * afferma il sociologo Pierpaolo Donati – ma devono imparare a distinguerle per le loro differenti qualità e poteri causali. Si può avere una relazione interumana anche senza toccarsi fisicamente, se l’anima è capace di relazionarsi gestendo il proprio corpo. Il messaggio dovrebbe essere che non si tratta di “stare lontano dagli altri”, ma di imparare a come comunicare e scambiarsi dei beni assieme, anche solo dei piccoli gesti o degli sguardi, osservando la distanza fisica”. Ecco, allora, che la tanto decantata “ripartenza” non dovrà essere un semplice ritorno a una supposta normalità, ma una rigenerazione della società, che riveda il modo di vivere delle persone e metta al centro le relazioni umane e sociali. “La pandemia si combatte certamente con i vaccini, – continua Donati – ma prima e dopo è ancor più utile saper gestire le relazioni che evitano la diffusioni di tutti i tipi di virus, non solo quelli sanitari, ma anche quelli ideologici e culturali che non sanno confrontarsi con la realtà delle relazioni sociali e, quindi, generano sempre nuove pandemie”. Un periodo, quindi, quello lasciato, come sempre di luci e ombre; ma anche un tempo che ha aumentato la consapevolezza di ognuno sul valore delle relazioni e della persona. Un pensiero prezioso da portare con noi e conservare per dare valore ai veri “valori”.
Alessandro Bartolotta