A scuola non solo libri, ma anche scacchi e costumi da bagno
C’è stato un tempo nemmeno troppo lontano in cui andare a nuotare in piscina e giocare a scacchi erano considerate attività esclusive. Per accedere alle strutture apposite o per imparare a muovere consapevolmente torri e alfieri era necessario avere risorse, strumenti e genitori disposti a finanziare simili impegni. Simili attività erano precluse a bambini e ragazzi privi di mezzi o di un ambiente accogliente o di una certa curiosità del mondo. Del resto, tra i significati nel dizionario Treccani, troviamo la seguente definizione di Esclusivo: termine riferito ad ambiente (circolo, club, etc.) la cui frequenza è limitata a determinate persone, di solito a persone particolarmente agiate o raffinate.
Tuttavia, nella scuola in cui insegno, l’I.C.S. “Ignazio Buttitta” di Bagheria, senza quasi rendercene conto, abbiamo trasformato ciò che era esclusivo in inclusivo. Abbiamo dato possibilità a chi non ne aveva di svolgere attività altrimenti impossibili da svolgere. La scuola ha preso in carico i loro bisogni, le loro aspettative, le loro motivazioni e la loro curiosità per trasformarli in energia positiva. Con due progetti, incentrati sul nuoto in piscina e sul gioco degli scacchi, abbiamo provato ad abbattere barriere materiali e mentali.
In tempi di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, incentrato sulla riduzione sostanziale dei divari territoriali, abbiamo puntato su progetti di contrasto alla povertà educativa e di inclusione sociale. Grazie ai fondi ministeriali, in sinergia con l’A.S.D. “Pedoni Uniti” di Bagheria, abbiamo organizzato corsi sugli scacchi, pensati e modulati con una visione inclusiva, rivolgendo le attività principalmente ai ragazzi con difficoltà di apprendimento e con bisogni educativi speciali. Infatti, come dimostrato dalla letteratura scientifica a riguardo, il gioco degli scacchi è sia uno strumento utile al benessere psicofisico sia un mezzo di inclusione e solidarietà.
Ci è apparso subito evidente come lo scambio di saperi ed esperienze sia capace di abbattere le barriere culturali. Il gioco, inoltre, promuove attività con un carattere fortemente sociale, civile e culturale. In questa prospettiva gli studenti, anche quelli più irrequieti in aula, hanno potuto vivere la realtà scolastica con spirito più costruttivo e con maggiore partecipazione. Tre le finalità principali del progetto: far crescere la cultura dello sport come strumento per educare alla sana competizione; promuovere comportamenti di collaborazione; sviluppare negli studenti la condivisione e il rispetto delle regole.
Con il progetto curriculare “In piscina per stare bene”, curato con passione e competenza dal prof. Camilo De Lisi, portiamo invece ogni anno allievi diversamente abili o con disagio sociale in vasca con i loro docenti di Sostegno. Gli obiettivi sono i seguenti: compensare il senso di inadeguatezza e di sudditanza nei confronti dell’adulto; comunicare attraverso il proprio corpo; di liberare le forti e notevoli cariche emotive; vivere e socializzare con diverse realtà comportamentali e caratteriali; superare ansie e paure. Si nuota, si impara, si comprende come muoversi in acqua e nella realtà che ci circonda.
Entrambi i progetti sono stati accolti con grande partecipazione e interesse sia dagli alunni che dall’intero corpo docente. Del resto, con spirito costruttivo, in assoluta autonomia, figlia della progettualità, abbiamo soltanto tenuto fede alle parole dell’articolo 3 della Costituzione italiana. Perché crediamo fermamente che il principale compito della Repubblica (che noi come docenti rappresentiamo) sia quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Alessandro Buttitta