La domanda da cui vogliamo partire è: Anima o Corpo? Mente o Cuore? Ragione o Sentimento? I due piani dell’animalità e il loro rapporto da sempre sono fonte di indagine da parte di filosofi, teologi, letterati e, dall’età moderna in poi, anche dagli scienziati.
Alcune dottrine filosofiche definite dualistiche, genitrice delle quali è quella platonica, sostengono che anima e corpo sono due entità diverse e distanti; altre, quelle che rientrano nel monismo materialista, sostengono che la mente/coscienza siano “prodotto” del cervello e, dunque, del corpo ridotto così a sola materia. Tra queste due, si innesta una terza via, l’ontologia duale, quella indicata dalla teoria aristotelica, che contempla la “mente” o “anima” come “forma della materia” del corpo.
Da molti anni ormai, però, queste tre visioni sono state in parte superate da alcuni filoni filosofici – tra cui la Fenomenologia del filosofo Edmund Husserl – sostenuti anche dalle neuroscienze. Alcuni autori sostengono la teoria secondo cui la psiche/mente/coscienza è strettamente connessa alla materialità costituendo un sistema “olistico” in cui una parte non può prescindere dall’altra. Formato da esseri inanimati ed esseri animati – cioè dotati di proprietà psichiche –dunque, come sostiene Husserl, “il mondo è nella sua totalità non soltanto fisico, ma psicofisico”.
“L’anima è dapprima un soffio, un respiro, un gemito, poi un canto, poi una voce articolata. Infine entra nel coro, è una sinfonia. “Io sono il mio corpo” significa non sono una testa alata d’angelo. Sono carne che pulsa. L’anima è, dunque, in-carnata. Il corpo è “tra”, è inserito nella totalità della natura vivente, quella che chiamiamo mondo. L’anima non è estranea al mondo, appartiene alla natura vivente e anche al mondo umano, sociale. La sua condizione è la prossimità, la vicinanza ad un che o ad un chi. L’anima diventa tutte le cose”. Aristotele, Sull’anima.
L’uomo è fatto dalle due sostanze, materialità e psichicità, e le due si compenetrano rimanendo distinte ma non distinguibili, i due ambiti non sono separati: la psiche è incarnata nella corporeità. Come già sostenuto da Aristotele, “l’anima non subisce e non opera nulla indipendentemente dal corpo…”. L’unione tra anima e corpo, dunque, non può essere considerata un avvicinamento di due parti indipendenti; queste possono essere valutate ognuna nelle loro peculiarità specifiche, ma esse saranno sempre in costante riferimento ad un’unita: il corpo vivo infatti partecipa sempre a tutte le altre funzioni della coscienza. Lo stesso vale per la percezione del mondo, la conoscenza del quale è sperimentata attraverso la fisicità e i sensi ma è sempre e comunque mediata dalla coscienza. Questo significa che la conoscenza non sarà mai oggettiva ed unica ma soggettiva e pluriforme, perché il mondo circostante dipende non solo dalla somaticità ma anche dalla psichicità. Il prodotto dell’intreccio tra i diversi livelli di coscienza e la corporeità sono i sentimenti.
Ci piace concludere questa nostra riflessione con una frase del neurologo e saggista portoghese Antònio Damàsio e cioè che: “…la coscienza inizia come un sentimento…” che funge da supporto per la fondazione dei meccanismi della ragione.
Mimmo Di Mercurio