
La Tunisia è un paese ricco di storia, natura e tradizioni, meta che attira viaggiatori alla ricerca di emozioni. Viaggiando da Nord a Sud si possono scoprire bellezze paesaggistiche suggestive, meraviglie della natura e stupefacenti edifici storici e monumenti. Tutto accompagnato da una variegata società tribale che ancora conserva inalterate le proprie tradizioni.
In tutta la penisola di Capo Bon ed intorno a Tunisi, seguendo le tracce del cartaginese Magon, padre della viticoltura e dell’enologia, il paesaggio è caratterizzato da verdi colline di vigneti. Obbligatoria è la sosta in una o più cantine per degustare i deliziosi e raffinatissimi vini, frutto dell’incontro tra modernità e tradizione, presentati da esperti enologi del luogo.
Da Hammamet, spostandosi in fuoristrada verso il sud ovest, si incontra Kairouan, terza città santa al mondo con la grande Moschea del Barbiere e il Bir Barouta, un pozzo leggendario da cui ancora si estrae l’acqua con il cammello. Proseguendo verso sud ovest, si può fare una pausa caffè a Gafsa, città moderna, con un’importante area archeologica, nel cuore del Djerid. Questa regione, poco distante dall’Algeria, è caratterizzata da grandi laghi salati e spettacolari paesaggi increspati dalla luce cocente del Sahara che si confondono tra il giallo della terra riarsa e il verde intenso delle palme. E all’improvviso, si scorge una grande macchia di verde intenso: è Tozeur, l’incantevole città che sorge in un’immensa oasi. Immersa nel più grande palmeto da dattero del paese (vi si produce il Deglet Nour, “dattero di luce”), si ha la sensazione di essere protagonisti de “Le mille e una notte”: frutti e fiori che crescono rigogliosi, la luce del sole che gioca con le ombre e il mormorio dell’acqua della sorgente che, con una tecnica millenaria, viene distribuita in tutta l’oasi tramite una rete di qanat, canali.
In questa città si può assistere anche al meraviglioso fenomeno della “fata morgana”, un effetto di rifrazione dei raggi solari sul lago salato che produce miraggi nei viandanti.
La città vecchia è affascinante ed unica: passaggi coperti e stretti vicoli caratterizzati da costruzioni con pareti decorate in rilievo, fatte di mattoncini in argilla disposti in modo tale da creare i tipici motivi geometrici berberi, gli stessi che si ritrovano nei loro coloratissimi tappeti. Alcuni di questi edifici – Dar, in arabo che significa Casa – sono stati trasformati in accoglienti luxury hotel, dove si può soggiornare vivendo atmosfere magiche.
Una delle località da non perdere di questa regione è l’oasi di montagna di Chebika. Il paesaggio intorno è brullo e roccioso e le montagne sembrano fondersi con l’orizzonte. Ma, in questo piccolo villaggio berbero, la vera sorpresa è la pittoresca conca d’acqua, tutta attorniata da palme e alimentata da una cascatella che sgorga dalle rocce. Percorrendo poi un sentiero roccioso si arriva alle rovine della vecchia città. Qui il panorama si apre sulle montagne dell’Atlante inferiore, che forma un canyon di 150 metri di altezza. Scendendo delle scale scavate nella roccia si può arrivare alla base della forra e, percorrendo un piccolo sentiero, giungere ad un’altra piccola cascata che alimenta una palude, per poi risalire verso il villaggio.
Dopo questa sosta, si può proseguire, attraversando il grande lago salato Chott El Djerid, verso l’ultima città tunisina prima delle grandi dune: Douz, la Porta del Sahara. La città, immersa nell’oasi più antica della Tunisia, è popolata da un numeroso gruppo dell’antica etnia dei M’razig, che vive ancora secondo le antiche tradizioni beduine. Qui è consigliata la sosta per il pranzo all’incantevole ristorante Elbey, dove si possono degustare i piatti tipici sud-sahariani cotti nella “gargoulette”, recipiente di terracotta utilizzato per cucinare carne, pesce e verdure come se fosse un vero e proprio forno. Un giro nel coloratissimo e profumatissimo souq, prima di godere al tramonto dell’imperdibile visita alle bianchissime dune di Zaafrane, è d’obbligo. Il mercato è ricco e rumoroso, vi si trova di tutto: spezie, datteri, vasellame, tappeti e i tradizionali “burnos”, mantelli confezionati in lana di montone.
Nei mesi di novembre e dicembre, inoltre, Douz ospita il “Festival del Sahara”, una festa per celebrare la pace che ormai da anni regna tra le diverse tribù desertiche. È un evento unico, ricco di folclore e performance esotiche.
Una volta che ci si è spinti così a sud, non si può non passare una notte in mezzo al deserto in un tipico campo nomade, come l’accogliente e confortevole Abdelmoula Camp. Vita tribale, piatti tipici, vini tunisini, tutto ricoperto da un manto di stelle che sarà difficile da dimenticare per il resto della vita.
Monica Cecere