
C’è un ritorno alle origini, un sentimento forte di rivalsa, una grande voglia di restare ma anche di tornare. Nell’aria in Sicilia, durante questi caldissimi mesi estivi, si registra una gran voglia di fare e di scommettere sulla propria terra. Sono però anni che si parla di storia, di immenso patrimonio culturale, di bellezze paesaggistiche, di valori, emozioni, adesso anche di gastronomia, di grandi opportunità. Ed a parte qualche eccezione, c’è sempre qualcosa di fondo e strutturale che non va. Innanzitutto non si riesce a pianificare, a fare rete, a mettere insieme le energie positive, a guardare oltre l’immediato o l’emergenza. Senza volere sparare nel mucchio, sembra spesso che le Istituzioni siano assenti o da intralcio, la burocrazia un grande ostacolo, la meritocrazia una parola priva di significato.
Eppure la Sicilia ha tante risorse, spesso sconosciute. Esiste, ad esempio, un numero enorme di connazionali all’estero (centinaia di migliaia) pronti ad investire, a tornare, a fare affari e generare una “economia di ritorno”.
Manca sovente però il rispetto, un sentimento forte per il “bene comune”, l’attenzione e lo spazio per le tante competenze che sono dovute andare via, schiacciate da “sistemi baronali di potere”.
Nei giorni scorsi ho notato su un social network la foto di un folto gruppo di ragazzi Siciliani, di questi ne conosco una decina, trasferitisi da qualche mese a Londra. Energie pure che si sono formate, specializzate, che per un periodo hanno creato associazioni, comitati, che si sono spesi per i propri territori. Ma nessuno ad aiutarli, a creare le condizioni o le opportunità per vivere qui. Le eccellenze che vanno via. Ed il mio cuore farsi piccolo.
Non resta forse che sperare nel grande ritorno. In uno dei tanti progetti in campo, come “2023 anno del turismo di ritorno. Alla scoperta delle origini”, promosso da Rete Destinazione Sud, un’iniziativa nazionale lodevole rivolta agli residenti all’estero e agli oltre 70 milioni di connazionali di 2°, 3° e 4° generazione che vivono all’estero. Con l’obiettivo di rilanciare l’immagine dell’Italia e di promuovere il Paese attraendo turismo e investimenti, favorendo l’export, gli incontri commerciali e creando collaborazioni stabili con i nostri connazionali.
Negli ultimi mesi parecchie troupe televisive e parecchie pellicole cinematografiche sono state girate nella nostra isola facendone scoprire tesori nascosti, sconosciuti ed incentivando ancora di più il turismo. Ma poi bisogna essere all’altezza di ricevere centinaia di migliaia di persone che viaggiano per lungo e largo la nostra isola. Scoprendo come siano precarie o assenti le infrastrutture viarie, i collegamenti ai paesi ed i servizi primari.
A parte il turismo e il sex appeal che genera la nostra isola all’estero c’è ancora tanto da fare. Bisogna certamente ripartire dai cittadini. Ci sono territori incantevoli abbandonati all’incuria, campagne ricche di filari ed uliveti sommersi dai rifiuti, storia di questi giorni, ma soprattutto c’è una passività ed il vivere – a parte poche eccezioni – in un eterno gattopardiano immobilismo.
Tutto spesso resta fermo, o gira su se stesso, nessuno interviene e si vive in un’emergenza continua. Bisogna certamente potenziare le vocazioni del luogo, favorire il ritorno delle forze sane, innescare catene di valore radicate territorialmente, e soprattutto la normalità, un forte sentimento di legalità, un grande sentimento ed amore per i beni comuni.
Francesco Cicerone