
Il Mediterraneo non è solo un mare.
Il Mediterraneo è da sempre centro di scambio, non solo di merci.
Da migliaia di secoli i suoi mari sono solcati dai popoli che vi si affacciano e che si sono contaminati a vicenda in un continuo interscambio di conoscenze, abitudini, cultura, pensiero.
Il Mediterraneo ha rappresentato e rappresenta l’opportunità di congiungimento fra molteplici diversità. E così nei secoli si è identificato non solo in un mare ma in una vera e propria Civiltà, quella Mediterranea. Una civiltà dinamica, o “calda” secondo la definizione di Levi-Strauss, caratterizzata da peculiari e differenti aspetti coincidenti con le diverse realtà etniche. Da tempo tale realtà può essere considerata un unicum, grazie al fatto che nel Mediterraneo, che non è più solo un luogo geografico, da millenni tutto vi converge, complicandone ed arricchendone la storia: idee, religioni, modi di vivere, natura.
Da millenni, così come oggi, il Mediterraneo è il luogo in cui vi è un reale interscambio dialettico continuo e vigoroso, spesso anche brutale, tra i diversi popoli che lo animano. Da questo incontro – scontro sono sorte, elaborate e si sono sviluppate importanti concezioni filosofiche e religiose, fondamentali apparati simbolici, essenziali sistemi tecnici e funzionali che, in concreto, sono alla base delle attuali conoscenze e della moderna ricerca scientifica.
Per tutto questo si può parlare senza commettere errore di “Identità Mediterranea” delle diverse e varie società che vi si affacciano, e di tutte quelle del retroterra dei Paesi che vi fanno riferimento. L’Identità Mediterranea, anche se caratterizzata da particolari e differenti aspetti coincidenti con le diverse realtà etniche, oggi può essere considerata un unico, vasto e ricco patrimonio culturale.
Oggi il Mediterraneo, la sua identità culturale unica, quella che oggi viene riconosciuta come “Cultura Mediterranea”, nata dall’incontro dei vari e diversi popoli che animano il “Mare Nostrum”, per la diffusione su larga scala di idee, culture, usi e costumi differenti che in secoli di contaminazione sono diventati un unicum mondiale, è da preservare e rilanciare. L’“Identità Mediterranea”, come bene culturale immateriale, è oggi da tutelare dagli attacchi continui della logica del mercato che tende ad un sostanziale impoverimento ed appiattimento del pensiero e delle identità. Albert Camus, ammaliato, scrisse: “Ogni volta che una dottrina ha incontrato il bacino Mediterraneo, nello scontro di concezioni che ne è risultato il Mediterraneo è sempre rimasto intatto, la regione ha vinto qualsiasi dottrina.”
Jules Sion nella sua Geografia Universale, del 1934 disse: “chi si allontana dalle sue sponde ne conserva un nostalgico ricordo”. André Siegfried, sociologo e geografo francese, dal canto suo, arrivò fino a descrivere una “razza mediterranea”.
Possa presto ritornare il “mare fra le terre” fertili, dalla cultura “aperta”, multietnica e in molti casi anche multilingue. Contro il livellamento e l’annullamento delle identità ed anche speranzosi che una guerra inaspettata e alle porte dell’Europa possa presto terminare e si possa rapidamente e nuovamente parlare di pace, identità, saperi ed abbondanza.