“L’Amor che move il sole e l’altre stelle”
Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso XXXIII, v. 145
“Che coss’è l’amor?” – come canta Vinicio Capossela – è la domanda che maggiormente l’uomo si è posto da quando esiste. È la domanda alla quale provano a rispondere gli intellettuali ateniesi nel Simposio di Platone. Alla quale danno un’altra visione gli autori dell’amor cortese. È uno degli argomenti principali della filosofia e della psicoanalisi passate e presenti; argomento affrontato da tanti punti di vista e al quale si è cercato di dare una spiegazione più o meno convincente. Certo è che non è facile dare una definizione dell’Amore ed è altrettanto certo che essa non può essere univoca.
L’Amore, che in una delle sue definizioni più alte è inteso come la condivisione disinteressata di qualcosa di proprio con un altro/a, può assumere diverse forme e sfaccettature: familiare, per gli amici, per sé stessi, romantico, sessuale, platonico, caritatevole, ideale, di fede.
L’unica cosa indubbia è che questo sentimento per sopravvivere ha bisogno di scambio e di contatto. Ed è proprio di questo che il virus Covid – 19 ci ha deprivato in questi ultimi due lunghissimi anni. L’Amore ha bisogno di condivisione, di pelle e di sensi, elementi fortemente sconsigliati in questa fase così fragile e delicata delle nostre vite. Il virus ci ha fatto sprofondare in un clima di diffidenza e paura, modificando la gestione dei nostri incontri sempre molto “sotto controllo”. Tale cambio di atteggiamento, soprattutto nei popoli come il nostro per cui il contatto è la più diretta forma di comunicazione, mette a dura prova anche l’affettività. Il coronavirus ci impone di rinunciare a baci ed abbracci, e così in un momento di evitamento fobico dell’altro, i gesti devono stare a riposo per lasciare il posto alle parole e alla cautela. Le parole dovranno surrogare il contatto fisico e l’intimità temporaneamente negata. Oggi, ai tempi della pandemia, l’Amore è spesso messo a dura prova dalle distanze o dalle eccessive presenze. La pandemia sta risultando un vero e proprio banco di prova per tutti: coppie, single, amanti, amori adolescenziali. In verità, questo periodo di prudenza nei contatti, di pausa, di silenzio e spesso di solitudine, può rappresentare un’opportunità per affacciarsi alla propria “finestra percettiva” per osservare il nostro mondo interno. L’introspezione dà la possibilità di conoscersi ed amare veramente noi stessi condizione necessaria per riuscire ad amare glialtri; imparare a stare soli è l’altra condizione primaria per sviluppare la capacità di amare. Se, di fatto, ci si attacca ad una persona perché non si è capaci di reggersi in piedi, il rapporto d’amore è immaturo perché dice: “Ti amo perché ho bisogno di te”; mentre un amore maturo afferma: “Ho bisogno di te perché ti amo”. È molto probabile dunque che passata la tempesta pandemica, quando richiuderemo la finestra aperta su noi stessi per riaprire quella verso il mondo esterno saremo più consapevoli e, forse, più coerenti.