Alla Real Cantina Borbonica si conserva la loro storia e tradizione nel Museo dei Pupi “Nino Canino”
“Per amore venne in furore e matto, d’uom che sì saggio era stimato prima.”
Ludovico Ariosto, L’Orlando Furioso, 1516
Quando ero picciridda[1], la domenica andavamo dai nonni paterni e, ogni volta, come una sorta di rito, il nonno Tommaso mi sedeva sulle sue ginocchia e, con tono sincopato, cominciava a declamare “…e allora Orlando, sguainando la sua fedele durlindana, gridò: Prendi vil fellone. Muori infedele. Viva Carlo Magno…”. Il racconto delle gesta dei paladini di Francia si protraeva a lungo ed io mi immergevo totalmente in quelle storie interpretate all’occorrenza dall’anziano improvvisato attore. Mimava i gesti e mi faceva rivivere l’Opera dei Pupi[2]. Da allora sono rimasta affascinata dall’antica arte del teatro delle marionette, nata a in Sicilia nel 1700, in cui si rappresentano storie tratte dalla letteratura epico-cavalleresca di origine medievale (il ciclo carolingio, così come rielaborato nella storia dei Paladini di Francia) e su altre fonti, come l’Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, le vite dei santi e storie di famosi briganti.
Ultimamente ho avuto la fortuna di conoscere Maria Pia Canino, discendente di una delle più prestigiose e famose famiglie di pupari siciliani, che da anni si impegna insieme alla sorella Laura a custodire il patrimonio teatrale familiare e a tramandarne la tradizione.
Quella dei Canino è la prima famiglia dell’arte “pupara” in Sicilia. Il capostipite Liberto, il primo a dotare i pupi delle armature, fu definito da Giuseppe Pitrè, illustre studioso e fine etnologo, come “un innovatore rivoluzionario, un Robespierre, del teatro dei pupi a Palermo”. Dopo di lui, intere generazioni di pupari della famiglia Canino sono divenute protagoniste di una forma d’artigianato che ha preso la forma di arte nella lavorazione di legno, stoffa, metalli, pittura, mescolate con la cultura orale e la tradizione teatrale.
La storia della famiglia Canino è raccontata minuziosamente in “L’Opera dei pupi della famiglia Canino” – un bel libro di Francesco Viola, edito nel 2020 (Patron Editore, Bologna) ed è custodita nel Museo dei Pupi di Nino Canino ubicato nella Real Cantina Borbonica di Partinico, tutelato dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali della Regione Sicilia. Visitare il museo è un’esperienza da non perdere se si vogliono vedere da vicino dei meravigliosi pupi siciliani e vivere una magia che coinvolge grandi e piccini, grazie anche alla guida “sentimentale” delle sorelle Canino che tengono vivo il ricordo del loro papà Nino, raccontando con rispetto e delicatezza di lui e dei suoi pupi. “Continuare a far conoscere la tradizione della nostra famiglia è per noi un Dovere. Abbiamo voluto creare un piccolo scrigno pieno di storia e tradizioni.”, mi dice Maria Pia. E in tutta franchezza le sorelle Canino ci sono pienamente riuscite.
Dal 2008 i pupi siciliani sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio orale e immateriale dell’umanità
[1] Picciridda = Bambina in Lingua siciliana
[2] Pupo, dal latino pupus = bambino